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La concezione dell'umanità, della storia, della natura, della civiltà, del male, dell'infelicità costituisce il fondamento dell'ispirazione dell'Inno ai Patriarchi, nel quale quella concezione trova ampio e approfondito svolgimento. Nell'Inno trovarono sistemazione i risultati delle approfondite e tormentate riflessioni del Leopardi sulla vita e sul destino dell'uomo, sul divenire dell'umanità attraverso la storia, che egli andava annotando frequentemente nelle pagine dello Zibaldone. L'uomo ama e desidera quello che non ha limite, odia e rifiuta il senisitivo, di cui conosce e individua l'esiguità. A risolvere la contraddizione tra il desiderio dell'illimitato e la realtà contingente e limitata, che quel desiderio non potrà mai appagare, interviene l'opera dell'immaginazione e delle illusioni: il fondamento dell'ispirazione de l'Infinito. A soddisfare quell'intima esigenza dell'uomo, la natura concorse con la varietà e l'indefinità. Il vario, l'indefinito, il misterioso di una paesaggio naturale, di un cielo parzialmente ricoperto da nubi in movimento, la visione di un orizzonte, contemplato da un angolo, infondono sentimenti indefiniti e piacevolissimi.