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Una storia di amicizia, sangue e sessualità sfrenate con vittime e carnefici che attraversano momenti di disperazione e miseria, ma anche slanci di passione e sentimento, nei cupi e disgreganti anni del fascismo e della seconda guerra mondiale. Una sofferta e a tratti vibrante mescolanza di poesia e prosa narrata come una partitura musicale inframmezzata da silenziose pause, da rabbie urlate e da illuminanti citazioni di Henry Miller, Seneca, Apollinaire, Gandhi. Immanuel Kant e, soprattutto, di Jillen Donnell, l'"alter ego" dell'autore, che abilmente si confonde, addirittura fino a scomparire, con l'io narrante, e come un misterioso deus ex machina osserva le esistenze altrui e anche la propria, uno che riesce "a pensare a tutte le donne dell'intero cosmo, a come fare per...". Le donne come ossessione dell'uomo e dell'artista! Madri, amanti, prede, regine, prostitute. Jillen Donnel non dimentica quanto è arduo parlar di loro; come uomo le desidera nella loro carnalità, ma essendo anche artista non ignora che a loro sono dedicati infiniti sonetti, canzoni, ballate e ancora schizzi, disegni, dipinti. E partecipa, testimone e protagonista, alla grande creazione.