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Una registrazione casualmente rinvenuta (insieme a un ritaglio di giornale e a un'enigmatica foto) nel cassetto di una vecchia scrivania fornisce una nuova ricostruzione dell'agguato a Pier Paolo Pasolini per bocca di un imprevedibile "terzo uomo" testimone oculare del delitto. Fine di ogni illazione: finalmente tutto sembra tornare, tutto è provato in una disarmante normalità di cause ed effetti, una realtà rozza e dirompemte... In questa sorta di bizzarro monologo interiore - che è anche un manieristico pezzo di bravura sul gergo delle borgate romane che rimbalza perentorio nelle voci dei personaggi di Accattone e Mamma Roma - Riccardo Reim afferma una volta di più, con grande perizia, la matrice prettamente teatrale della sua scrittura, seguendo le sinuosità del parlato, procedendo visionariamente, per illuminazioni verbali, verrebbe da dire, in una sorta di sconcertante "laica rappresentazione".