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Un libro sulla indimenticabile storica voce dei Nomadi, Augusto Daolio, scomparso nove anni fa. Duecento pagine piene di aneddoti, di ricordi e di risvolti inediti su uno dei piu' popolari musicisti che - dagli inizi degli anni Sessanta fino al 1992 - e' stato anche indiscusso esempio di impegno sociale e artistico. Daolio, fondatore insieme a Beppe Carletti dei Nomadi (il gruppo è di nuovo ai primi posti nelle classifiche di dischi più venduti col cd Liberi di volare), torna ora a "rivivere" nel volume Dialoghi sul frammento con Augusto Daolio, scritto da Luciano Mazzoni, uno dei suoi amici piu' intimi. Naturale, quindi, che dalla lettura del testo emerga prima di tutto la storia di un'amicizia trentennale, ma anche il profilo di un artista attraverso la storia delle sue canzoni più popolari ("Dio e' morto", "Io, vagabondo", scritte da Francesco Guccini, "Noi non ci saremo", "Aironi neri", "Il pilota di Hiroshima"...), della sua poesia e della sua pittura. Aspetto, quest'ultimo, forse meno conosciuto della indimenticabile voce nomade. Luciano Mazzoni parla, infatti, sia del Daolio musicista e cantante ("Aveva una grande voce e cantava con la testa, col cuore e con l'anima"), che del Daolio pittore, presentando in particolare alcuni acquerelli inediti del 1968 dedicati al tema della crocifissione e che l'autore intitolò', significativamente, "Colui che seppe soffrire"" (dalla recensione di Orazio La Rocca apparsa su "La Repubblica" del 26/02/2001).