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È il senso del mondo che sembra aver perso la sua intensità. Questo racconta Daniele Barbieri in "Distonia". Ci muoviamo in uno scenario che si può cogliere soltanto per frammenti, da riassemblare individualmente fuori dalle grandi narrazioni. Un universo a cui anche la lingua poetica deve aderire, usando parole sempre più contratte, sempre più costrette alla superficie del senso, orientate a svuotarlo. Il paesaggio tratteggiato in "Distonia" si declina per Barbieri nei movimenti di una sinfonia, andamento che ingloba stilemi classici e registri ironici, percuttività e reiterazioni, per portarci ad ammettere, come scrive Caterina Serra, che non abbiamo più le forze, gli strumenti, la voglia, il coraggio, di andare fino in fondo, al nocciolo di verità delle parole.