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A chi affronta Gorgia di Leontini, grande sofista di V secolo, viene incontro una serie di preconcetti tramandati durante molti secoli. Gorgia è stato, e per molti versi è ancora, l'abile autore di sottigliezze retoriche e di fascinazioni linguistiche, di opere in cui la filosofia si perde e tutto si trasforma in un abile gioco. È il retore di Platone, di Aristotele e di una interpretazione pressoché univoca delle storie della filosofia. L'intento di questo libro è di restituire, attraverso una lettura delle opere retoriche (l'«Encomio di Elena», l'«Apologia di Palamede», l'«Epitaffio»), il profilo del Gorgia pensatore, retore sì, ma con un'attitudine alla riflessione filosofica. La molteplicità (ed eterogeneità) dei contributi apparsi in questi ultimi anni è tale da far avvertire l'esigenza di una sintesi, di un tentativo di capitalizzare tutti questi apporti: all'intento filosofico se ne affianca uno più strettamente storiografico, quello di ripensare Gorgia nello sviluppo del pensiero filosofico per smarcarlo dalle opinioni ingessate che nella storia del pensiero hanno preso il sopravvento.