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Come dei polloni che delle cicatrici s'approfittano, dalle fatidiche condizioni dell'innesco d'un dolore che non ha motivo, m'accorgo d'un livido interno. Il verso è un palombaro che s'adopera a rifugio dalle più estenuanti radiazioni, sebbene coi piombi alle caviglie, che se volesse disfarsene ne morirebbe esangue e scarno poiché non avrebbe altra scelta che tagliarsele o fornace che grida e fischia l'odore della calcina viva che ascende da fosse scavate nei campi, nelle quali, con l'utilizzo di un sofisticato meccanismo di carrucole e corde, vengono gettati cadaveri e carcasse d'animali.