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Negli anni Sessanta l'Italia cambia volto. Il tempo della ricostruzione e della penuria post-bellica è finito, e con questo mondo si esaurisce anche un certo tipo di comicità, quella del comico vilipeso, sprovveduto, tirchio e calpestato dalla vita. Ora sono gli anni del miracolo, della velocità, dell'urbanizzazione, del benessere, e i grandi volti della Commedia all'italiana - Sordi, Gassman, Mastroianni, Tognazzi, Manfredi - ritraggono le contraddizioni del nuovo italiano, quello che dalla provincia si insedia nella grande città, quello che sogna l'ascesa sociale ma si ritrova in bancarotta, il prevaricatore che viene truffato, il seduttore che si scopre impotente. La Commedia all'italiana rappresenta il 60% di tutti gli incassi del cinema italiano tra gli anni Sessanta e Settanta, e diventa così il motore principale dell'industria culturale nostrana. Dietro vicende apparentemente grottesche ed esilaranti, riesce a ritrarre il tragico quotidiano della neonata classe media, e quel processo che con più gravità Pasolini aveva definito mutamento antropologico. Dal disfacimento della morale borghese alla crisi del matrimonio, dall'invasione delle pubblicità al mito dell'automobile, dal rituale del ballo alla libertà sessuale, dal tradimento alla nevrosi maschile, dall'individualismo alla crisi del cattolicesimo per arrivare fino a temi d'avanguardia come la questione di genere. Prefazione di Roberto C. Provenzano.