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La politica moderna è segnata, come il luteranesimo, da un grave errore: la separazione o la confusione tra natura e Grazia, ragione e Fede, fine prossimo e Fine ultimo dello Stato. L'inizio di questa separazione si ebbe quando alla società tradizionale - ordinata secondo le leggi del diritto Naturale, ontologicamente diretta a Dio attraverso l'Impero e la Chiesa - il Cinquecento oppose l'autonomia della politica, la ragion di Stato, la tecnocrazia delle banche che stritolano la libertà delle nazioni, l'agnosticismo. Il "Principe Cristiano" del padre de Padro Ribadeneyra (T 1611) rappresenta la risposta definitiva, in sede di perfetta ortodossia cattolica, a tutto ciò che di rovinoso ha prodotto questa involuzione, iniziata con la critica dell'unità dell'ordine fisico e metafisico. Secondo il gesuita spagnolo i politici tecnocratici hanno un unico desiderio: distruggere il Regno sociale di Cristo e far regnare il Principe egoista, dispotico e tiranno. Quello di Ribadeneyra è un trattato universale, ancora molto attuale, di Scienza Politica Cattolica, che affronta con singolare lucidità gli innumerevoli aspetti morali e pratici della conduzione di un vero regno cristiano.