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«Pace come preghiera, audacia, convivialità, esodo». È questo il grido di speranza di mons. Antonio Bello. Nello scorcio di un secolo in cui si sono accavallate nubi minacciose, gettando ombre d'incertezza sul cammino dell'uomo, questo grido di pace ha permeato ogni suo gesto ed ogni sua parola, rendendo tutta la sua esistenza, un arcobaleno di luce. Mons. Bello non si è arreso dinanzi alle contraddizioni ed al presentimento di un fallimento epocale, ma, tra le maglie di una società in profonda trasformazione, è riuscito a captare le urgenze e le istanze della pace. Non si è mai adagiato nelle retrovie della storia o nei protetti accampamenti dei miseri progetti degli uomini, ma è sceso sempre in prima fila, accanto a chi soffre, a chi subisce ingiustizie, alle famiglie senza casa né lavoro, ai giovani senza ideali e senza futuro, a tutti coloro ai quali la vita nega anche il più elementare dei diritti. Infatti, sotto le parole, c'è sempre l'esperienza continua di darsi agli altri senza misure, senza risparmio e senza farlo pesare. Per questo i suoi scritti hanno un'incidenza forte, una carica rivoluzionaria, una chiarezza che avvince e convince.