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Il viaggio come unica speranza dell'uomo per trovare se stesso. Quel sé che non attende alla fine, ma si coglie nel mentre. Il viaggio come fuga dalla realtà, dalle responsabilità, dal dolore. Come fuga da se stessi. Perdersi cercandosi, trovarsi forse dopo l'accettazione di ogni sconfitta, forse. La sincera ammissione della disperazione della condizione umana, di quella dell'autore. Poeta funambolo che in ogni sua parola pone duplici significati. Eternamente errando errando: il senso labirintico di una assenza di soluzione nel concetto di eternità come condanna alla privazione della pace interiore, dell'amore perduto ed irraggiungibile. Ideale idilliaco sempre stante brillante orizzonte; nel gioco verbale della dolce lingua italiana in cui errare offre doppia valenza tra vagare e sbagliare. La summa nella confessione di una mancanza di stabilità e di una disperata ricerca di essa senza possibilità alcuna, e proprio per questa coscienza il non potersi fermare mai in serenità.