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Umberto Babilonia è un disincantato dodicenne cresciuto in un quartiere popolare di Taranto negli anni '70. Parla lo slang del rione e ha poche idee, ma ben chiare. Ama le donne mature, adora il calcio, gli piace suonare le tastiere per finta e organizzare tornei con le figurine Panini, sta volentieri con gli amici e non sopporta di essere chiamato per nome dai compagni di classe. Ha una sua poetica spicciola, il giovane Umberto, che gli fa superare le delusioni sentimentali, le botte rimediate da un padre violento e la rigida e vendicativa educazione impartita all'istituto salesiano. In casa è fin troppo remissivo, in campo è uno che entra duro sulle caviglie degli avversari, a scuola è una vittima sacrificale e con le ragazze sfodera un prematuro e involontario sex appeal. Se con "Cuore di cuoio" Cosimo Argentina aveva messo in scena le vicende di un quindicenne che sognava di diventare un calciatore professionista, con "Legno verde" abbassa ulteriormente la telecamera narrativa e ci mostra un adolescente, che di anni ne ha dodici, impegnato a cercare il suo ruolo nel variopinto mondo in cui vive e disperatamente proteso verso la scoperta dell'amore e del sesso attraverso l'attrazione fatale di donne molto più grandi di lui. E, come spesso accade, arriverà il momento in cui una ragazza buffa e sincera farà saltare in aria le lapidarie convinzioni da duro in erba del protagonista e riuscirà a far battere forte il cuore anche al finto cinico Babilonia.