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I sogni non appartengono solo ai bambini, alle belle teen-ager innamorate o agli aspiranti maghi, chiromanti, esperti di astrologia o di altre scienze occulte. Aveva ragione il buon Albert Einstein quando affermava: "Un uomo diventa vecchio quando in lui i rimpianti superano i sogni". In effetti quando si smette di sognare, si chiude la finestra del cielo, il nostro osservatorio sul futuro. Non si progetta più nulla e si aspetta in modo rassegnato lei. Ma lei tanto, prima o poi arriva, non c'è dubbio, ed aveva ragione Marcello Marchesi ad affermare che: "Che la morte ci trovi vivi!" Quindi continuiamo a sognare, anche ad occhi aperti e a progettare il futuro, ben consci che ciò non vuol dire negare la provvisorietà della vita, ben dipinta dalla bellissima poesia di Giuseppe Ungaretti (Soldati, 1918): "Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie". Per me il sogno è come avere ali leggere che ti portano lontano, in alto, fuori dalla palude quotidiana che così fa meno paura; dall'alto, la palude la domini, la ridimensioni, la rimpicciolisci; così, non ti fa più paura: no fear. Provare per credere!