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«Nella forma illustre e innovativa insieme del poemetto (Eliot docet), Antonietta Benagiano costruisce con La sirena una tessitura semantica non meno che fonica quale eliotiano "correlativo oggettivo" della guerra, in prima istanza, ma - nel contempo e non secondariamente -, del mondo moderno e dei suoi smisurati orrori, "dicendo l'indicibile". È una Waste Land, quella della protagonista Ninì, in cui l'umanità si riscopre, per l'ennesima volta, sans toi ni loi: le bombe diventano la dissonante musica e la stravolta misura di un mondo in disfacimento che ama distruggere e distruggersi in un cupo dissolvi senza fine, inverando a tutto tondo, prima ancora che Thanatos - la Todestrieb di Jenseits des Lustprinzips -, quello che potremmo chiamare fornarianamente il coinema della "necrofilia" quale ce la racconta, con parole ed esempi indimenticabili, il grande Fromm di The Heart of Man. Its Genius for Good and Evil. Eh sì, la storia è un incubo, sembra concludere Ninì, dal quale è impossibile risvegliarsi; un incubo che stiamo ancora sognando come nella più cupa e infrenabile delle nostre notti...» (dalla Prefazione di Roberto Pasanisi)