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Il bene e il meno bene, il bello e il brutto sono intrinsecamente legati, sale e zucchero della vita. Questa è la sigla del libro, senza entusiasmi eccessivi né salite agli astri più lontani ma nemmeno baratri profondi da cui non si possa risalire. Un invito all'ottimismo che deriva dall'esperienza accumulata dai bombardamenti della II guerra mondiali ai disagi dello sfollamento, alle gioie spensierate dell'adolescenza e della giovinezza nel duro dopoguerra, alla lunga e formativa vita universitaria; dalla facilità e dalla contemporanea durezza del primo lavoro e delle gioie e delle difficoltà nella formazione della famiglia, la prima abitazione, l'intensa vita lavorativa bella e soddisfacente nel lavoro svolto, dura e controversa nei rapporti accademici. Ma tutto si tiene e la visione dell'autore esprime un ottimismo contenuto, perché la vita è comunque bella, degna di essere vissuta.