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"La storia la scrivono sempre i vincitori, questo è uno dei principi che l'umanità ci ha insegnato. Raramente costoro hanno riconosciuto ai vinti una qual forma di "cavalleresco rispetto" e, quando ciò è avvenuto, era dovuto più che altro alle opportunità di comodo del momento. Mentre ancor più rare sono le espressioni di stima e considerazione nei confronti del proprio avversario. Sempre più spesso, invece, si sono verificati tentativi di diffamazione, derisione o demonizzazione del nemico con il solo fine di screditarlo dinanzi all'opinione pubblica interna e internazionale. Un vecchio vizio che, sino all'invenzione della stampa, veniva diffuso e propagandato solo per via orale, e le "eroiche" gesta dei buoni facevano scudo alle infamie perpetrate dai cattivi. Ma chi erano realmente i buoni e i cattivi? È mai possibile che la divisione sia sempre stata così netta? Certo che no. Ma qualcosa di molto simile venne architettato, da parte del Regno piemontese e dei suoi sostenitori (liberali italiani ed europei, governo inglese e francese, massoneria, etc.), nei confronti di un altro Stato italiano dell'epoca: il Regno delle Due Sicilie."