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"Questo libro non fa sconti né cerca lacrime tremanti sulle ciglia. Ma solo lacrime dure, intellettuali, profonde. E allo stesso modo stupori altissimi, rarefatti. La voce di Filia che parla da dentro un misterioso rapporto e da dentro una "resa" ci arriva pacata e micidiale non cerca effetti. Non vuole sedurre il lettore con l'esibizione facile di sentimenti o piccole acquisizioni linguistiche. È tesa, tutta coinvolta nel sorprendere ciò che vale, ciò che può essere memorabile nelle circostanze, anche minime. Ha assunto, poeta ormai esperto, molte delle lezioni dell'ultimo Novecento italiano e delle primizie del nuovo millennio. Ma cerca la sua strada senza clamore in una concentrazione quasi da spasmo e da arte orafa sul mistero delle cose e della fine. Filosofica senza mai essere astrazione gratuita o peggio esercizio di piccoli pensieri, la poesia di Filia si presenta come" sfida altissima. Dal buio accecante di una fine viene la luce strana di queste parole, come se avessero toccato il limite del toccabile, e del pensabile." (Davide Rondoni)