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Appena tornato dalla Russia, Savino, con gli appunti di cui disponeva, aveva cominciato a trasferire sulla carta i suoi ricordi di guerra. Contemporaneamente ci raccontava a viva voce la sua ritirata di Russia, parlando uno stretto carnico o un povero italiano, schematico e di pochi vocaboli, ma efficacissimo a trasmetterci la drammaticità della ritirata. Il racconto era sempre approssimato, variava con allarmante frequenza ma aveva il pregio della viva voce e la intima necessità di essere condiviso. Purtroppo nella stesura definitiva il testo avrebbe perso la crudezza del racconto. Introduzione di Federico Quaglia e Luigi Corradi.