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Profondamente introspettivo, ma anche arrogante, grandioso, estremista, questo libro ha diviso la letteratura di montagna americana, dissacrando convenzioni, racconti e situazioni. Vincitore al Mountain Book Festival di Banff nel 2001 e segnalato dalla giuria al Premio ITAS 2005, ha aperto lo sguardo su una concezione dell'alpinismo e della vita che nessuno aveva mai osato esprimere. Dal Monte Bianco all'Himalaya, dal Canada al Pamir, l'alpinismo estremo è stata la risposta di Twight alla "stupidità e alla mediocrità" e, nello stesso tempo, perfino un modo per sfuggire al suicidio. Cinismo, ossessioni, corse sono accompagnati dai testi di canzoni punk che Twight ascolta durante le proprie scalate, nelle quali valanghe, morti di amici, soccorsi epici non sono mai ragioni di fuga. Un thriller impenitente che ha scandalizzato e fatto riflettere dentro e fuori le montagne.