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Sia come poeta che come narratore, gli intenti di Pietro Civitareale sono rivolti, da un lato, a fornire una rappresentazione figurativa degli eventi della realtà esistenziale e naturale e, dall'altro, a trarne insegnamento per una sempre adeguata ed equilibrata condotta di vita: il racconto fenomenologico, insomma, sposato alla riflessione filosofica per la conquista di una sempre più convincente e appagante verità e quindi di un sempre più stabile e rassicurante atteggiamento dell'individuo di fronte all'ontologico dinamismo della realtà delle cose. Anche nella presente esperienza narrativa egli non viene meno a tali postulati operativi, ma il suo desiderio di conoscenza, l'ansia di cogliere la sostanza della realtà in atto (mai disgiunta da un implicito atteggiamento critico) si è fatta, in considerazione del particolare tema del racconto, più impellente e folta di interrogativi e, di conseguenza, anche il quadro delle prospettive finalistiche dell'esistenza è mutato, acquistando una maggiore urgenza e pertinenza, tenuto conto delle condizioni psicofisiche del protagonista, per il quale la nozione dell'esistenza e della sua continuità rischia di diventare un'entità temporale