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"La casa dei venti" di Salvatore Ritrovato si delinea come una raccolta di poesie, ma non si vuole - o non si può - fermare a questa definizione. Ogni componimento, nato in momenti e in luoghi diversi della vita dell'autore, viene qui intrecciato ai seguenti e ai successivi, contribuendo a formare uno spirituale viaggio dell'Io. Un flusso di coscienza tradotto nei codici della poesia. Tra la prima e l'ultima poesia, entrambe senza titolo, che si presentano come partenza e arrivo del viaggio poetico, si sviluppa il cuore della raccolta, contenuto in tre distinti capitoli: Bagatelle di viaggio - Vuoto a perdere, e altro da me - Quello che non puoi togliere. Nel primo, un viaggio in treno diventa un pretesto per riflettere sul viaggio della propria esistenza, tra paesaggi che scorrono fuori e dentro al poeta, e la necessità di scrivere per combattere la velocità del tempo che inesorabile avanza. Vuoto a perdere, e altro da me è l'intima riflessione dentro se stessi che porta chi scrive a guardare la realtà attraverso la lente della propria anima: ogni oggetto, ogni esperienza compiuta - da sé o da altri - risuona dentro lo spirito e diventa, da esterna, propria. Quello che non puoi togliere, infine, in cui è contenuta anche la poesia che dà nome alla raccolta, è un omaggio ai ricordi, a ciò che lo scorrere veloce ha lasciato indietro a sé, e che viene raccolto nuovamente, con pietà e commozione, per essere nuovamente irrorato dalla luce del presente. Questo è ciò che Salvatore Ritrovato ci consegna attraverso La casa dei venti, una sincera disamina della propria condizione umana: l'Io - uomo e individuo - attraverso esperienze, memorie, viaggi e incontri cerca di trovare la propria dimensione epistemologica, riscoprendosi poco alla volta nella figura mitologica del Poeta. Tale scoperta ha però un prezzo, poiché nel capire se stessi si incontra infine il senso di tutte le cose, ultima vera prova da affrontare: la precarietà della propria voce, segnata dal passare veloce del tempo come onda del mare.