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Criminali e preti, contesse e puttane, piemontesi e borboni: in un crescendo implacabile l'autore ci avviluppa in una Napoli profumata di agrumi e puzzolente di miasmi. Sotto la luce abbagliante del sole sulle rovine di un teatro pompeiano o il tremore dei lumini delle madonne nella notte dei vicoli, si intrecciano le vicende del camorrista Ascalona e del luogotenente Fortiguerri, che pare sorvolare le più turpi nefandezze con la leggiadria di un puttino di Capodimonte. Il minuetto iniziale si trasforma inesorabilmente in una danza macabra, illuminata dall'incendio a Palazzo Tupputti che getta i suoi sinistri bagliori sulla fine di ogni passione sentimentale o politica.