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«Nell'imminenza dei suoi 73 anni Giuseppina Piperno sente il bisogno e avverte la necessità di consegnare ai suoi figli il racconto della propria vita, del trauma vissuto nella persecuzione e il 16 ottobre 1943 in una maniera diversa rispetto a quanto aveva loro sempre narrato negli anni precedenti. Non si tratta solo della circostanza di non avvertirli dell'esistenza di queste pagine, rinvenute dopo la sua morte, e della decisione di lasciarle loro dopo la propria scomparsa. Ma anche e soprattutto del fatto che esse nascono dalla nuova consapevolezza e sensazione di libertà della loro autrice. Una conquista, come lei stessa la definisce, che permette di esprimere fino in fondo (con le parole, lo stile e le scelte grafiche allo stesso tempo personali e tipiche di un diario) i sentimenti e le emozioni vissute, rivissute e continuamente presenti per lasciarne il ricordo anzitutto alle persone da lei generate.» (Tommaso Dell'Era)