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Dopo il 150° anniversario dell'unità d'Italia, stiamo assistendo allo stantio ripetersi del rito ufficiale della religione civile italiana che, come l'antico paganesimo della tarda romanità, mentre la sua forza va scemando, continua a celebrare attraverso la sua casta sacerdotale istituzionale una memoria detta storica ma in realtà espressione di una ben nota filosofia della storia, nel tentativo di difendere l'indifendibile. Una tentativo che finisce, machiavellicamente, per giustificare tutto, rendendo immacolato il ricordo dei padri della patria risorgimentale, assolvendoli da qualsiasi misfatto hanno commesso: dalle doppiezze diplomatiche di Cavour all'utopia di Mazzini che infiammava l'idealismo di molti giovani solo per mandarli al macello, dalla persecuzione della Chiesa ai massacri dei bersaglieri ai danni della popolazione di Pontelandolfo e Casalduni. Si tratta della stessa filosofia che ha giustificato in passato, in nome della classe o della razza, i gulag ed i lager e che giustifica oggi, in nome del mercato globale, le guerre umanitarie ed il saccheggio planetario perpetrato dalla speculazione finanziaria.