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Andrea Barretta si presenta nella dualità di critico d'arte e di scrittore e pertanto racconta un ambiente artistico che crea una scena, da cui prende avvio con un resoconto come saggio esegetico. E tenta di discuterne senza per questo pretendere di offrire un esaustivo indirizzo dell'arte moderna ma una prospettiva, tra estetica e canoni, negli anni in cui l'artista ha posto domande sul linguaggio e sulle norme espressive in rapporto con il sociale tenuto in primo piano. Il libro è organizzato sul percorso dei "gruppi" e dei "movimenti" artistici della prima metà del Novecento, per poi aprire nell'ultimo capitolo una finestra sugli anni Sessanta e Settanta come ideale prodromo all'arte contemporanea sugli sviluppi delle ricerche d'avanguardia avanzate negli anni precedenti, nella definizione di una critica che guarda alla bellezza, in una nozione di storia che schiude una sperimentazione essenziale fra tradizione e modernità, con i massimi esponenti che qui sono citati e che l'autore ha scelto per mostre da lui curate.