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Mentre Giorgio Vasari riteneva che fosse la migliore delle sue opere, Focillon vi avrebbe riconosciuto il profilarsi di una impossibile 'unità'. Per il grande Roberto Longhi, poi, l'effige del Cristo che s'impone al centro dell'affresco sarebbe risultata incomparabilmente più 'astratta' di tutte quelle dipinte sino ad allora. Insomma, in questa sconcertante opera di Piero della Francesca il Rinascimento avrebbe trovato un symbolon pressoché 'perfetto'. In essa, infatti, le opposizioni "orizzontalità-verticalità", "vita-morte", "tempo cronologico-tempo escatologico" vengono condotte al punto di massima tensione, e il messaggio evangelico incontra la prima comprensibile 'rappresentazione' del proprio 'scandalo'.