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L'arte non abita più la regione ideale della Bellezza e del Significato. Ancora ieri la poesia viveva l'esperienza dell'estraneità dell'uomo alla Terra fidando nel potere del linguaggio e della ragione di portare pur il silenzio della natura e della morte alla trasparenza della parola e del significato. La poesia di oggi, resa esperta, dalla più recente storia, della catastrofe dell'umano, cerca altro nelle macerie del linguaggio: non nuovi "significati", ma un più antico suono, il respiro del corpo. Accostandosi alla natura, questa poesia ridà alla parola significante dell'uomo il peso e l'umore della terra, delle erbe, delle pietre, degli animali. Ha appreso, e ci ha appreso che, oltre lo stare insieme nella polis, v'è, anche per l'uomo, la possibilità di un più aperto, ospitale, stare-accanto, proprio dell'esperienza del sacro.