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Ció che emerge dalla esplorazione di questo libro, sullo sfondo della descrizione dell'ascesa di un modello di razionalità potentissimo ma anche estremamente arrogante, è in un certo senso il volto femminile, scuro, magmatico della conoscenza, quello che l'irrazionale ci rivolge e da cui, proprio nel tempo delle devastazioni sempre più accanite che una ragione senz'anima produce nell'esperienza dell'uomo e del mondo, occorre farsi nutrire e sostenere. Una necessità di riscoperta non ingenua, ma avvertita e puntigliosa, filosoficamente sorvegliata, del volto dei saperi catalogati talora frettolosamente come irrazionali, del loro messaggio profondo, della loro tessitura complessa e stratificata, dalle religioni alle fonti magiche e sapienziali, fino alla riflessione esigente e problematica di filosofi come Schopenhauer, Nietzsche e Kierkegaard, Bergson e Heidegger, è quella che, con una sicurezza mai presuntuosa, semmai con la tortuosità di un'interrogazione ripetuta e incalzante, l'autrice ci invita a fare.