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"Custodi ed invasori", vittime e carnefici, prede e predatori, soprattutto alati, come "palombe" e "nibbi", sono gli indizi della mondanità, della sua perversione anche simbolica tra "causa ed effetto", resa da Rienzi tramite una durezza stilistica che sa d'antico, in quanto vissuta nella materialità della "voce" e della "passione". Forse "custode" di una civiltà ormai smarrita(si), Rienzi, come un "pellegrino", ne tasta i segreti più riposti e i suoi versi, tra dualità e locuzioni anadiplosiche, cosparsi di repentine variazioni analogiche, non cedono mai al compromesso del canto ma vogliono chiarire pensierosi e lirici, anche interroganti il vero volto della natura, ancora più simbolica nel "nibbio" che nella "palomba" "di maniera" (R.B.).