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L'autore gioca con le parole rendendole perle. Le scompone, le svuota, le riempie di altro. Ne fa origami con i quali deliziarsi e deliziare, senza perdere uno spirito fanciullesco che si oppone a stereotipi e convenzioni, per guidare i lettori in un mondo irrelato, dove lo scherzo salace e fugace frange la monotonia dei giorni di pioggia e di quelli di vento. Le sillabe sono lettere di un commiato con il noto, e diventano zattere per esplorare e lasciarsi esplorare con la neanche poi tanto inconfessata speranza di perdersi come naufrago.