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Dopo aver attraversato con la sua produzione narrativa gli anni Ottanta, Silvano Dragonieri si getta a capofitto nel decennio successivo. Lo scarto temporale è tuttavia apparente, perché a intrigare il medico-scrittore è la rievocazione del mondo di Yalta, che ha nel dissolvimento dell'Unione Sovietica l'epilogo prima del salto nel vortice della mondializzazione liscia. Gli ingredienti mescolati in tale contesto storico sono succulenti: spicca la dialettica padre-figlio in una famiglia dell'alta borghesia barese, tra paillettes, mondanità cafona e cedimenti alla sregolatezza.