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"(...) La Vita nuova è stata cosi in grado di suscitare reazioni assai diverse negli scribi che si sono confrontati con essa, tra i quali spicca Giovanni Boccaccio, che copiò il testo più volte, almeno due, stando alle trascrizioni conservate nei mss. Toledano e Chigiano. L'edizione boccacciana del «libello», sia dal punto di vista microstrutturale (la mise en page delle singole carte) sia da quello macrostrutturale (la composizione dei volumi in cui il prosimetro è inserito) esibisce l'interpretazione del testo e del suo autore, della Vita nuova e di Dante. Tali peculiarità, unite all'ampia messe di manoscritti descripti derivati dalle due copie conservate, hanno reso tale corpus di codici l'oggetto ideale per uno studio di filologia materiale che non si accontentasse di narrare la storia di una tradizione, ma che, analizzando la poetica visuale insita in ogni copia, cercasse di trovare una risposta anche ad alcuni interrogativi pili generali sulle relazioni tra storia della letteratura, storia della tradizione e critica del testo, offrendo sperabilmente anche qualche conoscenza critica in più sul prosimetro stesso. (...)" (dall'Introduzione)