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La gioventù, in fondo, serve pure (e forse soprattutto) a questo: a far spazio all'altro, ovvero a decostruirsi in vista di una ricostruzione, sempre implicata in tal prospettiva. Del resto, chi non riesce a farlo da giovane, più difficilmente potrà far spazio al dono dell'altro da anziano, a meno che in tale dono non ci si voglia identificare, rischiando tuttavia la sopravvivenza della capacità critica con un'esposizione tardiva ed eccessiva del proprio sé all'altro. (Dalla Premessa dell'Autore)