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Gioia, dolore, timore, speranza, ma anche amore, odio, desiderio, ira, vergogna sono temi ricorrenti nella cultura medievale. La riflessione medievale sull'affettività si inserisce infatti all'interno di un paradigma segnatamente marcato dall'avvento del Cristianesimo: le passioni umane, legittimate dalla figura di Cristo, un Dio che si fa uomo assumendo dell'uomo anche la dimensione affettiva, e che salva l'uomo attraverso la sua stessa Passione, acquistano un senso e un valore del tutto estraneo alle tradizioni filosofiche antiche. Tale irriducibile "diversità" attraversa tanto l'elaborazione di veri e propri sistemi di passioni, costruiti sullo sfondo delle diverse concezioni dell'anima elaborate nel corso dei secoli, quanto l'inevitabile ricaduta etica di tali teorie e la discussione sullo statuto degli affetti in relazione ai vizi e alle virtù; ma soprattutto si manifesta in maniera trasparente in una vera e propria pedagogia degli affetti, che attraverso il buon uso delle passioni punta alla realizzazione del bene ultimo e della vera felicità dell'uomo.