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Rasoiata dai raggi, incalzata dall'arsura, l'isola che Lillo Gullo ricrea in Cerimonie della calura è il recinto magico di incantevoli metamorfosi dove fabbri forzuti contendono la scena a leoni che ingigantiscono e si pietrificano in monti. Paesaggi e storie, nella sistola delle rime e nell'abbrivio della vicende, per evocare e far crescere la fiaba vegetale e profumata del giardino della memoria. Con pennellate pittoriche. Più vicine a Rembrandt che a Guttuso. E con un lessico che ha l'aroma arcano di un dialetto omerico senza disdegnare la rimemorazione più recente. Da Quasimodo a Brancati. Lillo Gullo è un miniaturista affabile. E la sua è una Trinacria portatile. Quella che ogni isolano si porta nel cuore. E fa rivivere per magia e cerimonia di linguaggio.