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In questa autobiografìa, la grande Natalia Makarova rivela la propria storia di danzatrice e le sue idee sull'arte del balletto, rievocando la carriera che l'ha vista protagonista sia al Kirov, in Russia, sia - dopo la sua defezione dall'Unione Sovietica, nel 1970 - in Occidente. Scrive di quella decisione cruciale e di quanto ne conseguì: la difficoltà di esibirsi per la prima volta in Inghilterra e in America; il lavoro intrapreso per rafforzare la tecnica e andare incontro alla grande varietà di ruoli e alla fitta agenda di spettacoli con cui presto dovette confrontarsi; la sfida di ricreare (per l'American Ballet Theatre) un atto de La bayadère e di preparare le danzatrici americane a eseguirlo nello stile classico più puro. E poi racconta la sua scelta più importante: interrompere l'attività per avere un bambino. Ma, ciò che forse più conta, Natalia analizza quasi ogni ruolo da lei eseguito, in particolare in Giselle e ne Il lago dei cigni, due balletti di cui è stata l'interprete suprema. E ci spiega le sue convinzioni sulla tecnica, l'ispirazione e l'interpretazione; sul balletto sovietico; sulle compagnie con cui ha collaborato nell'Est Europa e in Occidente; sui danzatori e sui coreografi che l'hanno accompagnata. E nel ricordare tutto questo, Natalia rivela anche un tratto della personalità che la accomuna profondamente agli altri grandi artisti: da un lato, l'inflessibile senso della critica verso se stessa, dall'altro il sincero apprezzamento del genio altrui.