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"La notizia taglia la notte in due. La telefonata fatale che ogni uomo adulto riceve un giorno. Mio padre è appena morto." In seguito al tragico annuncio, il narratore decide di riconciliarsi intimamente con quanto resta di quell'uomo, tanto amato quanto assente. Prima a Brooklyn, nella desolata stanzetta in cui il vecchio genitore viveva. E poi finalmente, dopo trent'anni, ad Haiti, il paese nel quale entrambi sono nati e dal quale entrambi sono stati esiliati. I cinque sensi in perenne stato di allerta, eccolo tornare sulle tracce della sua storia familiare, accompagnato da un nipote che porta il suo stesso nome, Dany, perché - come all'autore dice sua sorella, madre del ragazzo - "non sapevamo se saresti ritornato. Chi va in esilio perde il posto". Amici, parenti, luoghi, tutti portano in sé le tracce di quel padre che se ne è andato, ma anche le stigmate dei due dittatori, Papa Doc e Baby Doc, che si sono avvicendati nell'insanguinata storia haitiana. È il momento in cui all'introspezione si affianca uno sguardo diretto su una nazione fatta di estremi, credenze occulte e vitalità creatrice, miseria e meraviglie naturali, fame, violenza ma anche artisti, poeti, ragazze, speranze. Un periplo dolce e grave, profondamente ispirato dal "Diario del ritorno al paese natale" di Aimé Césaire e destinato a segnare la tormentata riappacificazione con un passato troppo a lungo messo a tacere.