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Il cotto, la cera, il bronzo, l'alluminio, il legno: la storia più recente della scultura di Vincenzo Balena sembra strutturarsi a somiglianza di quella millenaria della civiltà, del modo in cui gli uomini hanno via via abitato la terra. Ma sono, quelle di Balena, "età" che non tanto si succedono quanto piuttosto tendono a combinarsi, a intrecciarsi fra loro; assai più che a seguire l'"evoluzione" della sua arte, il rapporto con la materia o le materie impiegate ci aiuta a capirne l'essenza, a intuire o immaginare come lui, l'artista, viva nella realtà. Niente nelle sculture di Balena è mai "trovato" nel senso che intendevano e praticavano i surrealisti; tutto, al contrario, compreso il più oscuramente naturale nei dettagli, è "prodotto" dalla sua mente e dal suo inconscio, è la conseguenza, il riflesso, la materializzazione di un suo progetto o sogno formale. Non meno di questa precisazione vale quella, apparentemente opposta, che per lui nessun progetto, nessun sogno si libera - si "scatena", alla lettera - se non ha contatto con la materia.