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L'indagine ha il suo limite spaziale nella Provincia di Viterbo, ovvero in quel territorio che dall'VIII secolo alla Rivoluzione francese era il Patrimonio di San Pietro. Ma, di fatto, sono frequenti i riferimenti a fatti carnevaleschi, proposti in nota, presenti in aree contigue: Toscana, Umbria, ma soprattutto Roma; inoltre, sul piano tematico, taluni riferimenti connettono questo territorio ad aree ancor più lontane. Porre un limite areale, senza indulgere a uno sterile municipalismo, è la condizione per evitare facili generalizzazioni e per dare concretezza al raffronto tra i processi storici e il mutare dei sistemi culturali. Ma è anche la condizione metodologica per riscontrare le relazioni tra il persistere di motivi carnevaleschi, come: l'inversione dei ruoli, la maschera, la grande abbuffata, il ballo, la satira sociale e il potere politico; un potere politico che nel caso del Patrimonio di San Pietro era anche religioso. Preceduto da una Premessa e da una Introduzione, il profilo storico, ripartito in nove capitoli, procede alternando documenti, che vanno dal 1214 al 1940, e valutazioni di carattere antropologico e sociologico.