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Lo Stato di diritto non si giustifica soltanto in senso tecnico nel suo più stretto significato giuridico e istituzionale, ma si declina essenzialmente nella realtà culturale e sociale che amministra come un complesso etico-politico di garanzia e di tutela dei diritti soggettivi di cittadini autonomi e coscienti del proprio ruolo nello spazio pubblico a loro assegnato. Muovendo da questo assunto di fondo, la trattazione si snoda su più piani argomentativi, storici e filosofici, etici e giuridici, con un incedere rapido e conciso. In tale contesto, si precisano in modo più ponderato i concetti di libertà e di democrazia, nel loro rilievo formale e sostanziale, ed anche la preminenza logica e morale del diritto soggettivo su quello positivo, dell'ethos sul jus, condizione imprescindibile affinché uno Stato possa ritenersi di diritto. Da qui discende la necessità di affinare le responsabilità soggettive e comunitarie, le uniche utili a definire in senso pratico la teoria della cittadinanza, e di farlo attraverso processi formativi ispirati ad una pedagogia etica incentrata sulla civiltà del dialogo e del rispetto.