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Il volume descrive le caratteristiche del fenomeno migratorio nel comune di Dignano, un caso unico nel contesto del Friuli. La particolarità dell'esperienza all'estero degli abitanti di questa piccola comunità collocata a ridosso del fiume Tagliamento è data dalla temporaneità della permanenza, perfino nelle partenze oltreoceano otto-novecentesche: l'esempio di Dignano è ulteriore dimostrazione di quanto la versione generalistica dell'emigrazione come destino irreversibile sia ormai superata dallo studio puntuale di comunità paesane. La forte mobilità dei dignanesi nel primo dopoguerra, che prevede di regola il rientro in patria dopo un periodo più o meno lungo nei cantieri vicini e lontani, rappresenta, in realtà, una strategia di vita. Fino alla metà del Novecento l'emigrazione è un flusso sostanzialmente maschile, perchè le donne lavorano nelle due filande presenti nel capoluogo e a Carpacco. La chiusura dei due opifici tra gli anni Quaranta e Cinquanta modifica completamente i comportamenti migratori: l'impossibilità di trovare lavoro vicino casa spinge molte donne all'emigrazione, ma soprattutto fissa all'estero, almeno temporaneamente, una parte consistente della comunità.