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L'esigenza di tutelare i monumenti dalle possibili e sempre più frequenti manipolazioni trovò i suoi primi interpreti soltanto nella seconda metà dell'Ottocento; personalità di primo piano come William Morris e John Ruskin ebbero un enorme influsso sull'elaborazione teorica della disciplina, ma inizialmente la loro voce rimase troppo isolata. Nel 1883 un importante congresso tenutosi a Venezia riunì intorno ad un tavolo architetti ed ingegneri per dibattere sui temi del restauro e trovare un punto di mediazione: dopo anni di sperimentazioni si giunse ad enunciare alcuni principi che nella sostanza avrebbero dovuto garantire, insieme alla conservazione dei monumenti, anche una loro corretta lettura. Ne derivò una complessa e graduale elaborazione di principi e prescrizioni, in seguito codificati ed incorporati in una serie di documenti diretti a guidare gli interventi, le cosiddette 'Carte del restauro'. Dal 'Catechismo per la tutela dei monumenti del 1916 fino alla 'Carta di Cracovia' del 2000, la pubblicazione ne riporta il testo preceduto da una breve nota introduttiva.