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Nel volume si presenta l'edizione dei primi tredici quaderni trecenteschi in volgare friulano appartenenti alla serie dei camerari della Pieve di Santa Maria Maggiore di Gemona del Friuli, città dove si conservano alcune tra le serie documentarie tardomedievali più notevoli e cospicue di tutta la regione. Ciò si deve, senza dubbio, all'importanza e al ruolo che Gemona, già sede di arimannia sotto il ducato longobardo del Friuli, aveva acquistato in epoca patriarcale e alla sua funzione di primo piano nella politica e nell'economia friulana del tempo. Oltre a quella della Pieve, decisamente interessanti per la presenza del friulano sono anche le due serie dei Massari del Comune, cioè dei tesorieri della comunità, e quella dei camerari della confraternita di San Michele, che si occupava della gestione dell'omonimo ospedale. Questo lavoro si inquadra in un più ampio progetto di ricognizione dei fondi antichi della regione friulana e di edizione dei documenti tardomedievali in volgare.