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In questo libro - costituito dall'ampliamento delle Charles Eliot Norton Lectures, pronunciate nel 1987-1988 alla Harvard University - Harold Bloom esamina con sguardo maestoso la letteratura dell'occidente dall'Antico Testamento a Samuel Beckett. Rilegge provocatoriamente lo scrittore yahvista, Geremia, Giobbe, Giona, l'«Iliade», l'«Eneide», la «Divina Commedia», l'«Amleto», «Re Lear», «Otello» ed «Enrico IV», il «Paradiso perduto» e «Milton», opere di Wordsworth, Freud, Kafka e Beckett. «Non si può attribuire il primato della forza narrativa all'uno piuttosto che all'altro. Possiamo soltanto dire» afferma Bloom «che il Genesi e l'Esodo, l'«Iliade»e l'«Odissea», fissano i parametri della forza letteraria ovvero del sublime, e che dopo di loro giudichiamo Dante, Chaucer, Cervantes, Shakespeare, Tolstoj e Proust secondo questi criteri».