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"L'eco della concezione estetica di Diderot fu ampia e vivace presso i contemporanei, e andò accrescendosi a mano a mano che venivano alla luce i molti scritti che egli aveva lasciato inediti o che erano stati diffusi solo in un ristretto circolo di amici. In Germania, uomini come Lessing, Goethe, Schiller ne rimasero profondamente impressionati. Schiller, a cui Goethe aveva prestato i «Saggi sulla pittura» (1765), gli scrisse: «Ieri mi è capitato sotto gli occhi Diderot, che davvero mi incanta e ha scosso profondamente il mio spirito. Si può dire che ciascuno dei suoi aforismi è come un lampo che illumina i segreti dell'arte; e le sue osservazioni riflettono così fedelmente ciò che l'arte ha di più alto e di più intimo, da poter valere allo stesso modo per tutti i suoi differenti aspetti e da costituire un'indicazione non meno per il poeta che per il pittore». E Goethe rispondeva: «È un'opera magnifica, più utile ancora al poeta che al pittore, anche se a quest'ultimo fornisce un lume possente». La vitalità della concezione estetica di Diderot si palesò in modo durevole e universale, quanto più si fece chiaro il ruolo ineliminabile da essa esercitato negli ulteriori sviluppi della produzione artistica. Non sarebbe possibile fare la storia del teatro moderno, del romanzo moderno, della critica d'arte senza porre in rilievo la battaglia innovatrice che Diderot condusse in questi campi, e le premesse teoriche che stanno alla base di quella battaglia". (Dalla nota di Guido Neri)