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"Le note di viaggio che Albrecht Dürer scrive nel momento in cui si reca nei Paesi Bassi, nel 1520, sono un documento straordinario capace di riassumere il clima spirituale, gli interessi, le curiosità, le paure di un determinato momento e insieme tutti i particolari della vita quotidiana, il modo di viaggiare, di vestirsi, le cortesie e i rapporti tra le persone. Tutto questo riflesso dalla sensibilità e dall'esperienza di un artista che visita le città e i loro monumenti, ma anche le rarità e le meraviglie che possono attirare un viaggiatore comune. È un testo a tratti incalzante come un elenco, essenziale, pieno di nomi di città, villaggi, castelli, posti di frontiera, persone incontrate, annotazioni di spese, guadagni, commenti sulla qualità del cibo e delle locande, i prezzi per i trasporti. In più chi scrive ha un occhio straordinario e un giudizio sicuro, che applica ai monumenti, all'aspetto delle città, alle opere degli artisti contemporanei o di quelli più vicini nel tempo, con una precisione e un'attenzione tali da farne la più complessa fonte di storiografia artistica, e la prima sugli artisti fiamminghi della grande stagione quattrocentesca, se si escludono gli accenni di Bartolomeo Facio e van Eyck e van der Weyden. Un documento unico per il Nord Europa, ma sicuramente anche per l'Italia prima di Vasari, per andare a sondare il modo di guardare le opere, i particolari sui quali si costruisce il giudizio critico di un osservatore profondamente coinvolto, come è l'artista." (Dalla postfazione di Adalgisa Lugli). Con uno scritto di Enrico Castelnuovo.