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Un genio letterario - Lewis Carroll - profondamente inserito e al tempo stesso estraneo all'età vittoriana, e una donna irrequieta, insolita, di grande carisma, amica di artisti, letterati, scienziati, al limite della stravaganza per l'età vittoriana - Julia Margaret Cameron - segnano indelebilmente la storia di un'arte giovanissima, la fotografia. Lo fanno, almeno all'inizio, quasi per gioco, per curiosità, come supremi «dilettanti», trovando in quell'apparecchio meraviglioso, da poco concepito, possibilità inaudite di espressione. Di espressione della loro anima, del loro mondo più segreto: Carroll e il suo universo fantasmatico popolato di meravigliose Alici. Di espressione della realtà che li circonda: i superbi ritratti fatti dalla Cameron - e degni di un Nadar - ai più eminenti vittoriani (da Darwin a Thomas Carlyle, da Robert Browning ad Alfred Tennyson) o le sue composizioni teatrali che gareggiano con le contemporanee tele dei pittori preraffaelliti. Uno scritto del grande fotografo Brassaï su Carroll e un lungo, commosso ritratto di Virginia Woolf sulla Cameron, di cui era pronipote, completano il volume.