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"Il tono del colore, il tono musicale e il movimento umano in se stessi, astratti dal loro senso esteriore manifesteranno la loro essenza interiore e la sonorità a loro propria che da essa scaturisce. Sono questi i tre elementi primari delle tre arti: la pittura, la musica e la danza. La libertà appare qui illimitata. E lo è. Si sottomette unicamente al nuovo "spirito del tempo" che comincia a materializzarsi e procederà a lungo in questo cammino sin quando non incarnerà pienamente in tutta la sua ampiezza - a nostro avviso illimitata - l'essenza dell'epoca, già iniziata, della Grande Spiritualità ". Così scrive Kandinskij nel testo "Sulla composizione scenica", in cui teorizza la sua grande utopia sulla sintesi delle arti, che troverà nel movimento de Il Cavaliere azzurro la sua espressione più alta. Per Kandinskij le composizioni sceniche sono opere artistiche che si differenziano dalla pittura solo perché esprimono il sentimento allo stato puro con mezzi diversi, ossia suoni, colori e movimenti, al fine di far vibrare l'anima dello spettatore, di vivificare la sua fantasia, di chiamarlo a partecipare all'opera rappresentata. Ma è soprattutto il colore che raggiunge il culmine dell'espressività. L'uso del caleidoscopio e dei fari cromatici dà vita a passaggi di forme astratte colorate che nasco¬no dal nulla, come lampi, e nel nulla scompaiono. In queste composizioni sceniche Kandinskij intende riproporre la stessa dimensione spirituale della sua pittura, in cui lo spazio aleggia come un vapore inafferrabile che si espande all'infinito. È uno spazio in cui si può entrare, è un universo emozionale, che offre la possibilità di "far vagare lo spettatore, di costringerlo a dimenticarsi" , di trascendersi, di avvicinarsi così al tempo nuovo, il tempo della Grande Spiritualità.