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"Da profondo conoscitore del pensiero europeo medioevale e consapevole di rivolgersi a un pubblico in prevalenza occidentale, Coomaraswamy (1877-1947) ha avuto la cura di trascegliere quei passi della letteratura filosofico-religiosa dell'epoca che fossero più in grado di svegliare il lettore alla consapevolezza dell'essenzialità del 'sottrarre' rispetto alla superfluità dell''aggiungere', ai fini dell''intelligere'. Entrano a colloquio con noi, attraverso il portavoce orientale, i protagonisti occidentali di altrettante vie alla contemplazione dell'arte di Dio: san Tommaso d'Aquino, Meister Eckhart, Agostino, Dante, Blake fino a Maritain. [...] Nei sette capitoli che compongono questo volume Coomaraswamy traccia un affresco dell'arte il cui protagonista non è l'uomo fisico, come la sua opera destinato a perire, ma l'uomo cosmico, il pellegrino di maya in cui si sono specchiati i viandanti solitari di ogni epoca trascorsa e ventura. All'uomo odierno che ha perduto il senso del sacro, questa immagine appare vuota di senso. Il mondo in cui vive è fitto di segni, segnali, rumori, ingiunzioni e sensi unici; egli vede il segno ma non ravvede il simbolo, sente il rumore ma non ode il suono, teme il silenzio perché 'si' teme. Irride ai valori perché è sordo al Valore, non ha rettitudine perché ha perso l'equilibrio, infine corteggia e pratica l'arte ma non sa più cosa significhi amare, dedicarsi, rinunciare, morire." (Dallo scritto di Grazia Marchianò)