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"Non ha senso chiedersi dove Ninfa inizi la sua corsa, né dove la finirà. Per Aby Warburg Ninfa designa l'eroina impersonale del Nachleben, la 'sopravvivenza' di quelle paradossali cose del tempo, appena esistenti, ma indistruttibili, che vengono a noi da lontano e sono incapaci di morire del tutto. Non c'è da sapere dove, o quando, Ninfa finirà, ma fin dove è capace di annidarsi, di nascondersi, di trasformarsi. Alle ninfe della tradizione accadono molte cose e l'iconografia classica ce le mostra in tutte le situazioni possibili: adagiate o in piedi, in sosta o di corsa, languide vicino a una sorgente o dormienti in una grotta, su una fontana o su una conchiglia, filando la lana o cantando melodie inudibili, volteggianti o inseguite, aggredite o partecipi dei giochi amorosi, rapite o rapitoci di giovinetti, donatrici d'acqua e levatrici di dee, nutrici e balie di Dioniso, custodi delle fonti della vita o funeste agli esseri umani. Un ampio ventaglio di casi, dal quale si delinea un movimento lentissimo - come un film girato per decine di secoli e che vorremmo accelerare per capirne la logica -, un movimento che non smette d'inquietare: è l'inarrestabile caduta della Ninfa, il suo movimento verso il suolo, il suo rovinare al rallentatore. Si vuol sapere, allora, fin dove la Ninfa è capace di cadere..."